L'io e l'Essere 

Tratto dal libro "Oltre il silenzio" - Edizioni Mediterranee

 

L'interpretazione della vita in chiave trascendentale è stata in passato quasi esclusivamente patrimonio dei temperamenti mistici: solo chi sentiva che la vita non era solo un fatto fisiologico, poteva crederlo. Gli altri, i temperamenti razionali, non potevano avere nella ragione un supporto che rendesse la fede più fondata, più plausibile.                  

 

Noi abbiamo la pretesa di rendere logica la fede nella realtà trascendentale del mondo, o per lo meno di rendere logica una opinione di tal genere. Perciò parliamo da tempo evitando accuratamente qualunque affermazione che possa suonare dogmatica, cercando di spiegare logicamente ogni nostra asserzione, una volta oggetto solo di fede o per lo meno tanto inaccettabile dalla ragione che altri hanno dovuto imporla come dogma.            

 

D'altra parte, se così non facessimo, saremmo in contraddizione con noi stessi e quindi illogici dato che da sempre vi raccomandiamo di credere, di quello che vi diciamo, solo ciò che vi convince. Ecco perché sentiamo nostro dovere il rendere comprensibile logicamente ciò che affermiamo, proprio per non creare una sorta di religione in cui sono accettate e credute alla lettera immagini simboliche, e scambiate per realtà favole assurde.                       

 

Mi si obietterà che se quelle storie sono credute ed elevate a dottrina, evidentemente sono ritenute logiche. Una simile obiezione merita una analisi proprio in omaggio alla logica.

 

Innanzi tutto, sgombriamo il campo da qualunque altro motivo che possa fare accettare una fede senza comprenderla: per esempio il fatto che l'accettante veda nella accettazione una  sorta di convenienza, che può andare da una convenienza di ordine umano a una d'ordine trascendentale. Soffermiamoci solo sulla affermazione che chi crede qualcosa e l'accetta, la trovi logica.     

 

Intanto che una asserzione sia logica, o sia ritenuta tale, sono due cose diverse. La logica non è una scelta o una opinione, sicché si può accettare un'asserzione ritenendola logica - quando invece logica non è - solo se si commette un errore. Poi se si afferma che chi crede a qualcosa e l'accetta è perché la ritiene logica, si  afferma implicitamente la credibilità della logica: cioè si afferma che se una cosa è logica, è credibile. D'altro canto, però, si afferma anche che possono esservi logiche diverse che conducono a conclusioni in antitesi, dato che esistono credenze contrastanti.        

Prima di approfondire tale aspetto della questione, che credo sia il più importante, vorrei ancora soffermarmi sul discorso che gli uomini possono credere a qualcosa non solo se quel qualcosa non è logico in sé, ma anche ritenendolo illogico; cioè pur non comprendendolo logicamente. 

Quindi, il fatto che vi siano convinzioni contrastanti non dimostra che vi siano logiche contrastanti. E che gli uomini possano credere a cose aberranti, vi sono esempi a non finire; e che abbiano comportamenti illogici - cioè non conseguenti rispetto alle loro opinioni - vi sono altrettanti esempi. 

 

Uno dei più divertenti, proprio perché rimane sul piano inoffensivo della curiosità accademica, è quello della religione che condanna la bestemmia, cioè l'offesa verbale a Dio, e poi parla di lui come di Colui che sacrifica a sé il suo divino figliolo per riscattare  presso di sé i peccati degli uomini. Siccome si parla di "verità di fede", - cioè di concetti che ci si rendeva conto fossero incredibili, tanto che si impongono come dogma - non si può passare tale affermazione al vaglio della logica. Però si può dire che Dio si dovrebbe dispiacere di più che si parlasse di Lui in questi termini, che gli si rivolgesse qualche epiteto offensivo.

 

Non c'è dubbio che una simile concezione di Dio è la più grande bestemmia che si possa concepire.

Allora, tornando ad argomenti più seri: vi è una sola logica, o vi sono più logiche che partendo da uno stesso presupposto possono condurre a conclusioni diverse? 

La questione è importante perché, se fosse vera quest'ultima ipotesi, sarebbe perfettamente inutile che ci appellassimo alla logica per rendere a voi credibili le nostre affermazioni, dato che non potete controllarle altrimenti, quando poi vi fosse un'altra logica che tranquillamente potesse far affermare tutto il contrario. Ma in tutta franchezza vi dico che se il nostro dire fosse solo una serie di affermazioni buttate là e le nostre parole credute solo perché ipse dixit (l'ha detto lui), allora ci saremmo taciuti, perché è l'ora di finirla con i pontefici di tutti i generi che impongono il loro vuoto dire con la presunta loro autorità. Uomo, svegliati! Abbatti questi falsi idoli! La più grande criminalità è quella di chi occupa un posto di preminenza e autorità senza avere né le doti morali né quelle specifiche.       

 

Per continuare il discorso, mi sembra essenziale che ci intendiamo per prima cosa sul significato dei termini e principalmente su quello di logica.

 

La logica è quel requisito  che ha una affermazione fatta nell'ambito di un presupposto, allorché è coerente, conseguente e omogenea. Quindi la logica,  come scienza, è l'insieme dei principi in ordine ai quali viene assicurata la coerenza, la consequenzialità e l'omogeneità di un pensiero o di un ragionamento. La logica in questo senso è universale perché non riguarda l'oggetto, la materia del ragionamento, ma il modo e la forma, quindi rimane valida per qualunque contenuto. Ora, per quanto la logica si possa o si voglia astrarre dai contenuti e quindi affermare il suo carattere autonomo, è certo che la logica non è un requisito che abbellisce un ragionamento e basta, ma lo rende più, probabile, più credibile e quindi lo valorizza. Sicché la logica va a beneficio  dei contenuti.

 

D'altro canto, per quanto universale si possa considerare la logica, i principi che la costituiscono non sono  estranei, anzi, sono strettamente connessi a un certo tipo di realtà. In una realtà diversa, la conseguenzialità, lo sviluppo  sarebbe diverso e quindi diversa la conclusione. 

Ora, si dovrebbe in tal caso parlare di logica diversa? 

Se la logica è il rispetto dei principi che rendono coerente, conseguente e omogeneo un ragionamento, esiste una sola logica, che può avere forme e sviluppi diversi ma che rimane sempre logica. 

Quindi una diversa conclusione di due ragionamenti logici non è dovuta a  logiche diverse, ma a presupposti diversi e sviluppi diversi. E tutto ciò senza parlare dei giochetti di parole o di conclusioni che sembrano diverse ma che in realtà si equivalgono: la storia del bicchiere che per taluno è mezzo pieno e per talaltro è mezzo vuoto. E senza parlare degli errori come, per esempio, applicare la logica dell'eguaglianza alla logica della diversità: infatti se A è eguale a B, e B è eguale a C, ne deriva che A è eguale a C; mentre se A è diverso da B, e B da C, non necessariamente C è diverso da A.               

 

Prima dicevo che in una realtà diversa, la logica può implicare un diverso svolgimento del ragionamento. Non per nulla alcuni filosofi hanno concepito la logica come il processo storico-dialettico della realtà. Inoltre, se si pensa alla logica induttiva, quella che risale dagli effetti alle cause, si ha la  misura di quanto il ragionamento sia legato alla realtà, o all'immagine della realtà che ha chi ragiona, cioè l'uomo. 

Così, in una realtà in cui fosse vera la successione temporale, lo sviluppo logico di un ragionamento è in funzione di quel presupposto e conduce a certe conclusioni. Mentre in una realtà in cui è vera la successione del sentire, il ragionamento si conclude diversamente; ed ancora diversamente si conclude in una realtà di eterno presente, cioè senza successione.            

 

Tuttavia, questo non significa che si possa sostenere disinvoltamente qualunque affermazione dicendo che, se anche non è logica nella realtà che si concepisce, può esserlo in una realtà diversa. Anzi, proprio dal collaudo che una concezione subisce, sottoponendola al confronto con realtà diverse, si ha la misura della sua universalità e quindi della sua validità. In altre parole, quando una affermazione è logica in sé e logica rimane inserendosi logicamente in un contesto logico - che riguarda la concezione più vasta possibile dell'Esistente - non ci può essere affermazione opposta che si possa sostenere logicamente.

 

Se è vero che tutto è Uno, ne consegue che tutto è legato e quindi conseguente. Perciò la logica non è che lo specchio della Realtà totale e solo concezioni parziali della realtà -      o realtà parziali - possono, nella prospettiva relativa, portate a conclusioni diverse; conclusioni che, se vere, trovano indubbiamente la loro sintesi conciliativa nella vera   concezione della realtà globale. Insisto sul fatto che se tutto è Uno, tutto è interdipendente, e quindi la consequenzialità, la coerenza e l'omogeneità - ossia l'essenza stessa della logica - fanno parte della realtà.        

 

Che tale affermazione sia vera potete  crederlo dalla ricerca scientifica, la quale altro non è che la ricerca della logica della natura. E se proprio la scienza può concepire logiche dette diverse, il cui sviluppo può condurre a risultati diversi, a ben vedere si tratta spesso di presupposti diversi, come nel caso delle leggi sul moto, concepite nel presupposto di uno spazio euclideo, che tuttavia rimangono vere per approssimazione nello spazio relativistico. E se  anche si concepiscono logiche astratte per pura speculazione, si tratta di costruzioni logiche su modulo diverso, ma sempre di logica si tratta, mantenendo esse la consequenzialità, la coerenza, l'omogeneità.

 

Voi potete dire quello che volete, scivolare dal discorso sulla logica a quello sulla conoscenza, per affermare che la logica non dà valore alcuno al concetto. Ma nel momento in cui fate il ragionamento che vi conduce ad una tale affermazione, se non fate omaggio al vero, comunque fate omaggio alla logica, perché è certo che il comunicare, come il capire, sono processi logici.    

 

Certo, non intendo dire che tutto quello che è logico sia vero, come in matematica: fra più logiche supposizioni o spiegazioni di un fatto, una sola è quella vera; tuttavia fra quelle logiche e quelle che tali non sono, la vera è certamente fra le prime. 

Quindi la logica rappresenta un punto di appoggio, un orientamento per chi debba scegliere o prendere partito senza sapere qual è la verità. Nessuno dovrebbe perdere di vista o bandire la logica dal suo abito mentale. Solo per il fatto che il capire e il capirsi sono processi logici, la logica dovrebbe essere ricercata da ognuno.  

 

Ho già detto che la scienza è la ricerca della logica della natura. E il sapere, come ricchezza individuale, non deve forse un grande tributo alla logica? Certo si può sapere anche per intuizione, cioè con un mezzo che non coinvolge la logica e dà risultati più certi e meno sofferti. Però quanto raro è l'intuire! E se, da questo punto di vista, si deve dire che c'è qualcosa che sovrasta la logica e la rende non insostituibile, bisogna anche dire che la logica, nel comprendere, può far risparmiare molto dolore. Qual è, infatti, l'altra alternativa alla comprensione cosciente, quando manchi l'intuizione e non si voglia capire con la mente, se non l'esperire direttamente? Ma quanto  dolore costa poi l'esperienza diretta!

Dunque, voi che non avete il dono dell'intuizione, non siete votati al dolore per trarre la vostra coscienza dalle nebbie della materia: potete servirvi della logica per capire e poi comprendere.

La logica è quindi il vostro conforto, la vostra salvezza dal dolore.      

 

Il mio discorso è un elogio alla logica, non già quale requisito che il discorso scientifico deve avere, ma come mezzo per percorrere la via dello  spirito, per chi lo spirito non senta così profondamente da ritenerlo vero senza alcuna convalida, perché la vera fede è quella che non teme l'esame della logica. La logica, quindi, al servizio dello spirito, come dire la mente al servizio del sentimento. Mirabile associazione, che completa nella reciproca integrazione due attributi che, in se stessi, potrebbero essere aberranti: infatti, il freddo raziocinio può condurre alla crudeltà, e l'incontrollato sentimento può diventare alienante e improduttivo; mentre un giusto dosaggio dei due dona quel buon senso che è la benedizione dell'umanità, perché, quando c'è, protegge l'uomo dalla cecità degli eccessi.            

 

Ascoltatemi: nelle vostre professioni di fede, non perdete mai di vista la logica. E' l'unico strumento che avete per salvarvi dal pericolo di finite col credere a tutto. E' l'unico mezzo che può impedire di astrarvi dalla realtà e cadere nel vortice di un mondo assurdo,incombente e insidioso pericolo per chi voglia conoscere l'aspetto nascosto di Ciò che E'.

 

 

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