ASPETTO SCIENTIFICO DEI FENOMENI FISICI

Di Alfredo Ferraro (Dott. In Fisica)

Fuori da ogni fideismo ingenuo, in un'atmosfera di critica oggettiva, qualche decina di amici si riunisce ogni mese in una villa nei dintorni di Firenze. Indipendentemente dall'origine dei fenomeni, il livello delle manifestazioni impone che degli stessi si parli, con quella obiettività che la scienza onesta esige. Nessun preconcetto è giustificato, quando vi è possibilità di analisi costruttiva.
Penso convenga ch'io scriva in prima persona. Ciò facendo, m'assumo una maggior responsabilità in merito a quanto sto per esporre.
L'attività del gruppo si svolge da una trentina d'anni. Ristretto all'ambito familiare prima, comprende oggi il numero massimo di partecipanti che il locale (pranzo-salotto) può ospitare. Nè, pur se si potesse, converrebbe aprire le porte ad altri, senza particolare oculatezza.
Le relazioni delle sedute del gruppo hanno per ora avuto carattere solo aneddotico, poiché‚ non era stato possibile avallare con testimonianze esclusive e oggettive. Sottolineo subito: con questa mia affermazione, non è che io pretenda che i terzi valutino la mia testimonianza superiore a quella d'altri; è soltanto che mi è capitata la fortuna di poter anche essere teste esclusivo. Conseguentemente sussiste una sola alternativa, i cui termini sono:
a) io mento e i fatti sono falsi;
b) io non mento e i fatti sono reali. Per quanto dirò, il trucco, oltre a essere immotivato, sarebbe stato pure impossibile. In merito all'essenza spiritica o non di quegli eventi, non posso (non è che non voglia) pronunciarmi.
Il mio parere, fra l'altro, non avrebbe significato. Infatti, condivido pienamente quanto Robert Tocquet mi scrisse un giorno: "In tutte le mie opere ho dimostrato che i poteri subconsci dell'uomo consentono di spiegare i fenomeni paranormali e che, a proposito, è stato inutile il ricorso all'ipotesi spiritica". Sottolineo tuttavia che io avrei scritto "non indispensabile" in luogo di "inutile". Sostengo infatti che un'ipotesi di lavoro, anche ardita, non può assolutamente essere inutile. E questo, perché‚ penso che nessuno sia in grado di dimostrare oggettivamente che entità disincarnate possano intervenire, anche se è quasi certo che "quasi mai intervengono" e che, se esistono fatti spiritici, nella casistica, corrente, tali fatti devono essere considerati estremamente eccezionali . Qui esporrò degli eventi e il lettore tirerà conclusioni comunque compatibili con le sue opinioni: ciò vale pure per coloro che giudicheranno falso tutto quanto sto per dire.

Premetto anche che non intendo parlare del contenuto delle comunicazioni, pur se interessante ed elevato, poiché questo argomento è stato ripetutamente trattato sulla rivista. Con i particolari necessari, esporrò invece i fenomeni fisici: quelli che, divenuti oggi rarissimi, da molti vengono addirittura negati, almeno in relazione alle sedute a orientamento spiritico, come quelle in argomento e che, sia pure come ipotesi, dobbiamo pur accettare, per un'analisi non preconcetta di fatti su cui ancora tanto c'è da scoprire.
Dopo la disquisizione di una presunta entità (Alan, dall'accento fortemente inglese), si è manifestata quella che si denomina "guida fisica". Mentalmente ho allora posto la seguente domanda: "Perchè‚ guida fisica? Non è dalle facoltà del soggetto, che dipende la possibilità o non di estrinsecazioni di tipo fisico?". La risposta è stata:

"Non tutti sono in grado di fare fenomeni fisici...non tutte le entità...; occorre che l'entità che sovraintende alle manifestazioni fisiche abbia avuto modo di esercitarsi. Altri, che non hanno questa possibilità - nonostante la medianità sia la stessa - non possono provocare fenomeni fisici".

Ho detto che non intendo discutere il tenore delle comunicazioni, quindi non commento la risposta. Il carattere pertinente della stessa, invece, pone in evidenza un fatto telepatico che, se unico, potrebbe essere stato casuale, mentre - come vedremo - la ricorrenza di fenomeni del genere fu tale da renderne poco probabile l'aleatorietà.
Preferisco, a questo punto, riportare la testimonianza dell'ingegner S. V. che così ha scritto: "... Sento che la respirazione dello strumento si fa più profonda, fino a divenire affannosa. Ho l'impressione che stia compiendo un notevole sforzo fisico. Abbastanza rapidamente l'interno delle mani del medium acquista luminescenza e l'intensità luminosa è tale, per cui è possibile scorgere alcuni tratti del volto e qualche particolare dell'abito; considerato il mio punto di osservazione, debbo ritenere che lo strumento sia a terra; le mani sono mosse come se il medium, con palese nervosismo, cercasse di massaggiarle a vicenda. A richiesta della guida fisica, viene acceso il lampadario al centro della stanza: lo strumento è a terra appena appoggiato sul fianco destro, le spalle sono contro la poltrona, la testa è reclinata in avanti, le mani ci vengono offerte alla vista ma non vi scorgiamo traccia di cosa alcuna, le gambe sono appena ripiegate sulla sinistra. Dopo qualche tempo, forse più di dieci secondi, la luce viene spenta e la luminescenza è nuovamente visibile sulle mani...".
Io ero ancora più vicino al soggetto e - oltre a confermare l'esposto dell'ingegner S. V. - ricordo che la luminescenza di quelle mani si rifletteva nelle lucide piastrelle del pavimento. Inoltre - particolare rilevante - esse emanavano un denso vapore biancastro, definito dalla guida fisica ectoplasma. Se poi il mio poco efficiente senso olfattivo non m'ha ingannato si produceva un forte odore di ozono. Ma non dovrei errare: da ragazzo e durante i miei studi universitari, ho molto operato con apparecchiature elettriche, e quell'effluvio ben lo ricordo. E ho pure presente l'ingombro dei dispositivi producenti ozono. ovvero ossigeno triatomico che non può essere ottenuto per via chimica.
"Mentre la luminescenza sta attenuandosi", scrive ancora l'ingegner S. V., "trascorrono alcuni momenti, durante i quali il medium sembra sottoposto a un grande sforzo, quindi s'ode il tintinnio di un oggetto metallico che cade a terra". La presunta entità comunica:

"Il dono che vi ho lasciato questa sera è molto minuscolo in quanto dobbiamo amministrare delle forze che abbiamo a disposizione".

L'apporto era una vera nuziale. Poiché - contrariamente al solito - essa non venne destinata ad alcuno (da parte delle entità vere o presunte che fossero), fu messa dallo strumento in una busta, dalla quale - come egli constatò appena giunto a casa - sparì misteriosamente.
I fatti di cui ho detto, sono accaduti nella riunione del 15 novembre 1975: la prima del ciclo 1975-'76. Quale fisico, non posso avallare l'apporto dell'anello, ma solo ritenerlo un evento possibile. Che io creda o non creda, poi, è un fatto mio privato che non ha significato per il lettore. Ma - sempre come fisico - devo esprimere un parere in merito alla luminescenza delle mani dello strumento, o - per lo meno - fornire ragguagli tali che specialisti ben ferrati in merito all'emissione di luce fredda, possano eventualmente esprimere pareri. Prima di tutto, è necessario osservare che nessuna traccia di sostanza visibile a occhio nudo era evidente sul dorso e sul palmo delle mani del soggetto, anche se - all'oscurità e prima che quelle mani fossero completamente luminescenti - i bordi delle aree presentavano i contorni ritraentisi, propri delle sostanze poco bagnanti le superfici d'applicazione.
Altro fatto da rilevare è che, sia pure con le riserve di cui dirò, la manifestazione era ascrivibile più ai fatti di fosforescenza che non di fluorescenza. Ma le riserve sono tutt'altro che trascurabili. Escludo nel modo più categorico che esistessero apparecchiature fisiche eccitatrici, e sottolineo come il fenomeno sia iniziato all'oscurità e sempre all'oscurità abbia raggiunto il suo massimo. Per di più, oltre che al tempo, la luminescenza fu graduale rispetto allo spazio, in quanto un primo tenue chiarore si sviluppò in corrispondenza della punta delle dita, per estendersi poi alle intere mani, con quelle caratteristiche di cui ho detto, manifestantisi con contrazioni periferiche dovute alla tensione superficiale, come se una sostanza fosse applicata alla pelle (ectoplasma?). Ma su quelle mani - e lo ripeto nel modo più categorico - non v'era nulla che alla luce, seppure intensa, fosse percepibile. Una qualsiasi applicazione di sostanza fluida e tantomeno pastosa, non sarebbe sfuggita all'esame avvenuto alla forte luce del lampadario centrale. Altro fatto degno di nota, fu il rapido decadimento della luminescenza fino all'estinzione, appena avvenuto l'apporto. Una legge di caduta che, penso, sia incompatibile con qualsiasi emissione di tipo fosforico, iniziata per di più senza eccitazione.

Alla seconda seduta (13 dicembre 1975), mi sono presentato molto agguerrito dal punto di vista dell'analisi critica. Dopo una prolusione dell'entità Dali e di un'altra a tutti sconosciuta (ma successivamente identificata a seguito di indagini), si sarebbe presentata la guida fisica, alla quale rivolsi una domanda mentale. "Ammesso che nelle manifestazioni implicanti smaterializzazione e rimaterializzazione, la materia divenga energia, dove viene immagazzinata l'informazione della forma?". Un processo molto più semplice e più... umano, è quello della fusione: soltanto un cambiamento di stato. Ma, se si fonde una moneta, essa non si può più riottenere se non se ne è conservato lo stampo. É mai possibile che la materia divenga energia e poi ancora materia, senza un "quid" che la riconformi qual era? Ebbene, pur non discutendo il contenuto della risposta, ritengo essenziale che un riscontro alla domanda solo pensata, ci sia stato; eccolo:

"...Possiamo dire a livello atomico, un... come chiamarlo... un'armatura... un'intessitura... ecco, quando noi apportiamo un oggetto, dobbiamo su questa intessitura riportare la materia che prima abbiamo smaterializzato. Adesso questo oggetto ha la sua armatura".

Mentre lo strumento così commentava, "impastava" con le mani un "malloppo" informe, esso pure luminescente, che andava gradatamente ingrandendosi e assumendo l'aspetto che poi constatai essere quello dell'oggetto apportato. Almeno in linea di massima; infatti, a mano a mano che i particolari emergevano, la luminescenza decadeva sì che alla fine non fu più possibile seguirne la formazione. Ad operazione terminata, la signorina B.R. di Milano (alle sedute di Firenze partecipano persone di diverse città) fu invitata dallo strumento a raggiungerlo e a ricevere l'apporto in dono.
La presunta guida aveva comunicato che l'oggetto proveniva dal Messico: si trattava di una caratteristica testina, probabilmente funeraria, di pietra nera variegata. Ma, in merito, c'è un altro fatto veramente di rilievo da porre in evidenza. Al manifestarsi della guida fisica, io avevo talmente formulato i miei dubbi in merito all'apporto vera nuziale, avvenuto nella precedente seduta. Così, infatti, pensai: "Questi ,apporti al buio e in presenza di tante persone mi lasciano perplesso... pure la mancanza d'accertamento in relazione all'atto in cui la materia si ricostruisce mi trova incerto...". Ebbene, ogni mia richiesta solo pensata è stata soddisfatta. Prima di tutto, ecco come si espresse la voce medianica, in risposta al terzo dei punti da me mentalmente elencati:

"Noi apportiamo questi oggetti... questa sera ho deliberatamente fatto una materializzazione lenta per darvi modo di vedere come sono... come avvengono i fatti"

Inoltre, la comparsa fra quelle mani luminose di un qualcosa, venne così commentato, mentre le dimensioni dell'oggetto da modestissime stavano raggiungendo quelle reali:

"...Adesso è plastico... non è solido... non è ancora completo... adesso è più solido che all'inizio... non è più trasparente, ma non è ancora completo...".

Nel modo più categorico, posso affermare che la descrizione corrispondeva allo svolgersi del fenomeno che, con una certa emozione (tuttavia non vincolante il mio spirito critico), sono riuscito a seguire, da una distanza di circa cinquanta centimetri dalle mani plasmanti e luminose del soggetto. L'oggettività della mia percezione venne confermata dagli altri presenti.

Avrei dovuto essere soddisfatto: e lo ero, infatti. Ma la diffidenza di noi fisici è sempre molto restia ad appagarsi di fronte a realtà così irrazionali. É per questo che consideravo ancora senza risposta due dubbi essenziali: quello concernente gli apporti al buio e quello per cui gli stessi avvenivano alla presenza di tante persone; in sostanza, mi pareva mancasse un avallo oggettivo all'apporto della fede nuziale, di cui alla precedente seduta. Ma alla fine, il presunto spirito che faceva gli onori di casa (la guida Dali) disse, sempre tramite il medium:

"Ora, lasciate tutti la sala tutti tranne il fratello Alfredo (ossia il sottoscritto) e lo strumento".

Quando fummo soli mi sentii dire:

"Prendi le mani dello strumento e non lasciarle libere per tuo controllo, e seguilo dove ti condurrà".

Mi resi conto che mi portava dall'altro lato dell'ambiente. Qui si sedette su una poltrona e m'invitò a prendere posto su una sedia che, essendovi ancora buio, io non avevo visto.
Una volta seduti l'uno di fronte all'altro, la presunta entità mi informò:

"Alla destra dello strumento c'è un interruttore... trovalo, ma sempre senza abbandonare le mani dallo strumento... quando dirò d'accendere, accendi... ".

Frattanto, mi rendevo conto che il medium stava compiendo uno sforzo particolare: il respiro era frequente e affannoso. All'ordine d'accendere la luce, lo feci: la mano destra del soggetto, da me sempre tenuta, seguì la mia senza sforzo né accondiscendenza. Alla luce assai viva, m'accorsi che il volto davanti al mio era grondante di sudore; tutta la camicia mezza impregnata.
Il seguente messaggio fu: "Accertati, sempre senza lasciare le mani dello strumento, che nessuno sia presente". Pur essendone già sicuro, ricontrollai: ero assolutamente solo col medium. Dalla sua bocca uscì un nuovo ordine: "Presta la massima attenzione". Immediatamente dopo, un oggetto cadde dal soffitto: era una chiave d'argento. "Ora devi essere convinto", mi venne detto, mentre ancora tenevo fra le mie le mani del soggetto, "poiché‚ come desideravi, hai avuto un apporto alla luce, soltanto per te". Purtroppo non ho la registrazione del dialogo, in quanto l'amico che manovrava il magnetofono era uscito assieme agli altri e, all'atto d'abbandonare la sala, aveva fermato l'apparecchiatura. Sempre immerso in profondissimo stato di trance, il soggetto mi disse ancora: "É un regalo per la tua compagna... deve sempre portarlo con sè...".

Una caratteristica delle sedute del Cerchio Firenze 77 è la metodicità degli apporti. In merito a questi, le presunte entità dicono che devono essere toccati soltanto dal destinatario degli stessi, cosa cui gli interessati si sono sempre attenuti. Questo fatto mi lasciava perplesso. É per tale ragione che ho formulato la domanda mentale: "Che cosa succede se altri toccano un apporto?". Ecco la risposta:

"Noi li sintonizziamo col vostro fluido: ecco perché‚ vi diciamo di non farli toccare a nessuno; soltanto voi stessi potete toccarli. Naturalmente non succede niente se altri li toccano... apparentemente... si perde la sintonizzazione tra questi oggetti e voi... ".

Una risposta del genere farà senz'altro inorridire molti, in quanto sa d'occultismo. Tuttavia, sul piano scientifico, vi si può trovare un collegamento coi fatti psicometrici, sulla realtà dei quali non v'è dubbio e sulla cui eventuale natura fluidica nessuna smentita è stata ancora possibile, a livello di rigore sperimentale. E la perdita di sintonizzazione? Essa pure può apparire assurda. Ma non potrebbe esservi invece attinenza con l'inquinamento constatato da Osty, il quale notò come estrinsecazioni psicometriche successive a un rilevamento errato, si trascinassero l'errore, pur mutando i soggetti?. Comunque, si osservi che la risposta pertinente alla domanda mentale l'ho avuta anche in questo caso. Che siano proprio state tutte combinazioni? Non credo.
Nel corso delle sedute di Firenze, sono assai rilevanti pure i fenomeni fisici olfattivi. I profumi risultano talmente intensi, per cui la saturazione dell'organo di senso (così come l'assorbimento nel caso dell'udito e l'abbagliamento nel caso della vista) non consente di ben distinguere i diversi profumi. Io, almeno difettando nell'odorato, non li distinguo. Comunque, la manifestazione di una certa Teresa è accompagnata da un'intensissima fragranza di rose. Nel corso della prima seduta, confesso d'aver dubitato. É per tale ragione che, durante la seconda, al ripetersi del fatto, espressi mentalmente il mio dubbio. La presunta Teresa, ovvero il soggetto in trance, nonostante l'oscurità e il fatto di trovarsi al centro della sala, venne a prendermi per mano, e mi condusse fuori dal cerchio (sedevo in terza fila). Ovviamente non persi l'occasione: fiutai il soggetto sulle mani, sulle braccia, sul capo, sul collo, sulla nuca: da ogni suo punto emanava l'intenso profumo, che invadeva tutto il locale. Contemporaneamente, mi accorsi che sulle sue mani, dei punti piccolissimi e luminosissimi brillavano con intermittenza.
Questo fatto dell'intermittenza è stato per me uno dei più sconcertanti e forse non ne avrei parlato, se la destinataria dell'apporto messicano, ricevuta quella testina di pietra ancora calda e un po' luminescente direttamente dalle mani del soggetto, non v'avesse notato il medesimo fenomeno. Si osservi, a proposito, che dello stesso ella mi ha parlato prima ancora che io l'informassi d'aver personalmente constatato la presenza delle "piccole lucciole" pure sulle mani del medium.

Prescindendo dagli apporti, nei quali i soliti irriducibili non crederanno neppure, sette domande mentali poste in due sedute da una stessa persona e alle quali è stata data risposta o comunque soddisfazione pertinente, già di per sè rappresentano un risultato eccezionale. Ecco, in consuntivo, i sette argomenti:

  1. dipendenza dei fenomeni fisici dalla presunta guida oltre che dal soggetto;

  2. l'"intessitura" che conserverebbe la forma degli oggetti smaterializzati e rimaterializzati;

  3. la materializzazione lenta seguita alle mie riserve sull'impossibilità di poterne constatare lo svolgimento;

  4. la richiesta d'avere un apporto alla luce;

  5. la richiesta d'avere un apporto senza la presenza di altre persone;

  6. i dubbi in merito alle ragioni per cui un apporto non può essere toccato da altri;

  7. il dubbio in merito all'origine del fenomeno fisico olfattivo.

Evidentemente, riguardo ai punti 1), 2) e 6) mi sono state date risposte a voce, mentre, in relazione ai punti 3), 4), 5) e 7), sono stato messo in condizioni di constatare materialmente. Sarebbe senz'altro fazioso assegnare tutto questo a pure coincidenze.
Ma su altri punti voglio soffermarmi. Ho parlato all'inizio di un'alternativa contemplante la mia sincerità dei fatti, come primo termine, e la mia non sincerità e conseguentemente la non realtà dei fatti, come secondo termine. Ve ne sarebbe un terzo - potrebbe aggiungere qualcuno - ovvero, la mia ingenuità e l'esistenza di trucco.
Ecco, in merito, la mia risposta. Prima di tutto, quelle manifestazioni avvengono in un cerchio chiuso di amici. Secondariamente, nessuno ne trae lucro: per contro, si sostengono spese e si utilizza tempo che potrebbe essere diversamente impiegato (battitura delle relazioni, registrazioni e riascolto dei nastri, ciclostilature, fotografie e riproduzioni), oltre alla stampa di ben tre densi volumi con i testi delle comunicazioni, intitolati rispettivamente: "Incontri", "Colloqui" e "Sintesi". Ebbene, tali opere non sono state poste in vendita nonostante la recensione favorevole (e obiettiva, malgrado la scontata accettazione del loro carattere spiritico, data la fonte). Infine, il medium - riservato, modesto e non rimunerato - vuol continuare a mantenere l'incognito. Questo, in generale. Scendendo nei particolari, nessun dispositivo tecnico si sarebbe potuto dissimulare per conseguire i fenomeni di cui sono stato testimone. E, senza sussidi tecnici, mi si permetta di giudicare la mia competenza scientifica, sufficiente a valutare l'impossibilità assoluta di conseguire simili risultati.
L'esame di coscienza mi riguarda personalmente: l'ho fatto e ne dico. Io, tecnico, ho parlato da tecnico di due sedute interpretabili spiriticamente; prima di farlo - lo confesso - ho meditato. Ho fatto bene o male a espormi? Rispondo subito: so che sarò criticato; anzi, in ambienti di Genova, città dove abito, già lo sono stato e continuerò ad esserlo, poiché intendo seguire assiduamente l'attività del Cerchio fiorentino, visto che mi è stata data con tanta cortesia la possibilità di frequentarlo. Ma di tali critiche nulla m'importa: lo si sappia pubblicamente.
Concludo nella speranza che altri fatti rilevanti come quelli cui ho assistito, mi permettano di ritornare su queste pagine.