UN APPORTO CHE SI MATERIALIZZA FRA LE MANI
Relazione della signora Nuccia Ghezzi

 

« La mia disposizione d'animo era strana, quella sera del 17 dicembre 1977. Per una circostanza fortuita mi trovavo a far parte del Cerchio Firenze 77. Da anni l'amico Alfredo Ferraro me ne aveva parlato, e anche se la fiducia reciproca mi aveva sempre impedito di porre in dubbio le sue parole circa i fenomeni che si producevano attraverso il medium, la mia attesa era grande. Non si trattava di semplice curiosità: anni di ricerca nel campo del paranormale hanno approfondito la mia fede ed il desiderio di conoscenza tende soprattutto a rendere più salda questa fede.
Non avevo mai assistito a sedute con effetti fisici, ma sentivo che se un apporto ci fosse stato, quello doveva essere mio.
L'entità che si presenta come una scherzosa bambina di nome Lilli, mi aveva accarezzato il volto ripetendomi con la sua vocetta un po' petulante: "Le senti le mie manine, le senti?". Io le avevo effettivamente sentite e - cosa strana a ripensarci - mi era sembrato del tutto naturale il toccarle.
L'avevo mentalmente chiamata dicendole: "Lilli sta vicina a Orietta" (mia figlia) e immediatamente mi ero di nuovo sentite le manine sul viso che mi accarezzavano dicendomi: "Si, si, si...
Era arrivata poi la Guida fisica e le mani del sensitivo si erano illuminate di uno strano bagliore intermittente che permetteva di distinguerle nitidamente, nel buio, in tutti i loro movimenti.
Queste mani che si muovevano nell'aria come per plasmare il vuoto, si dirigevano verso le mie che già in precedenza tenevo giunte e dischiuse. Sapevo che avrei ricevuto qualche cosa. La voce nel buio mi disse: "Prendi, chiudi bene strette le tue mani e non aver paura".
Un qualche cosa di freddo, di sottile e di molto allungato, si trovava ora fra le mie palme: le avevo strette con forza e quel qualche cosa crepitava, si riscaldava e mi faceva l'impressione che si accorciasse.
Quanti pensieri si agitassero in quel momento nella mia mente, non saprei dire; ricordo che il cuore mi batteva all'impazzata ed avevo una sola preoccupazione: stringere forte le mani perché sentivo che l'oggetto stava finendo di formarsi in esse.
Altre voci, altre entità vennero successivamente. Non riuscivo più a seguire le parole. Solo la voce di Teresa ed il suo profumo mi scossero un poco.
Improvvisamente mi venne il desiderio di schiudere le mani e di guardare nel buio fra le palme: l'interno era tutto una luce, un vero splendore. Richiusi in fretta, conscia che qualche cosa si stava completando. Aspettai un poco, poi guardai di nuovo; lo splendore era sempre intensissimo.
Alla fine della seduta, molte persone mi attorniarono per vedere ciò che era arrivato.
L'oggetto che tenevo fra le mani conservava ancora due punti luminosi ma di una luminosità intermittente, come se palpitassero di vita propria. Mi sembrò, all'inizio, una maschera d'argento cesellata, in cui sbalzati si vedevano distintamente due occhi. Non capivo che cosa potesse essere, né il suo significato. Mi dissero che doveva trattarsi di una comune forma di ex-voto, probabilmente dell'800, dedicato alla Santa della vista, 5. Lucia. Di questa Santa avevo un nostalgico ricordo: nella regione in cui sono nata, noi bambini attendevamo i doni più che a Natale, il 13 dicembre, la notte di 5. Lucia. Al mattino, trovavamo i regali in fondo al lettino, e questa Santa mi era stata, allora, particolarmente cara; successivamente, l'età adulta ed il cambiamento di regione, me l'avevano fatta dimenticare completamente.
Sforzandomi, in seguito, di dare un significato all'apporto ricevuto, oltre a quello trascendente di "luce", "seconda vista", incitamento ad aprire gli occhi su di una realtà non contingente, sguardo su di me e sul mio cammino terreno, mi venne fatto di pensare ad un episodio raccontatomi da mia figlia alla quale sono profondamente legata e per la quale avrei ben voluto fosse l'apporto. Trovandosi in chiesa, una domenica, e avendo ascoltato la richiesta del sacerdote di un'offerta per una donna poverissima che stava perdendo la vista, d'impulso Orietta aveva vuotato il borsellino di tutto il danaro che conteneva.
Il ringraziamento per questo suo atto, era forse arrivato sino a me dagli spazi siderali come misterioso segno di un'Intelligenza a cui nulla sfugge? Può darsi... e mi è dolce il crederlo ».