Una seduta particolare
 

Le sedute continuavano ad essere bellissime: ormai le persone che partecipavano regolarmente erano più di sessanta e avevamo dovuto dividere il gruppo di ascolto in quattro turni, vale a dire che a ciascun gruppo non era dato di assistere a più di due sedute l'anno. Ad ogni seduta ammettevamo due o tre osservatori occasionali, scelti tra le decine e decine di persone che ne facevano richiesta. Inoltre, ogni sabato ricevevamo le persone che desideravano conoscerci e parlare con noi.
Eppure, qualcuno ancora affermava che eravamo un cerchio chiuso!...

Ricordo con particolare nostalgia la serata del 20 gennaio 1979, che doveva essere la penultima delle sedute vecchia maniera. Nella mia casa di Ceppeto erano presenti più di venti persone. Quella era la serata dedicata agli amici di fuori Firenze; infatti i presenti venivano da Genova, Bologna, Bolzano, Siena, Modena, Roma. Erano presenti tre fisici (il dr. Alfredo Ferraro, il dr. Gianmarco Rinaldi, il prof. Luigi Stringa), l'avv. Claudio Schwarzen­berg, il prof. Giulio Cogni, la sig. Lina Brady, il prof. Leo Magnino, il prof. Amedeo Rotondi, il nostro Editore, Gianni Canonico delle Mediterranee, Silvio Ravaldini e signora, Riccardo Cesanelli e signora e la cara amica dott.ssa Paola Giovetti.
Era uscito da poco il nostro secondo libro Oltre l’illusione e ne eravamo felici: era davvero bellissimo e lo commentammo insieme, tutti seduti in cerchio ai lati della poltrona su cui era seduto Roberto.
Poi, come al solito, leggemmo alcuni brani della seduta precedente per creare un'atmosfera di raccoglimento, spengemmo la luce e rimanemmo in attesa in silenzio. La trance avvenne quasi subito, preannunciata dal respiro ritmico di Roberto, quasi una respirazione yoga. Il primo ad intervenire fu Dali; come sempre il suo discorso iniziale era in funzione del pensiero dei presenti: quella volta, fra l'altro, disse:

“ . . .per comprenderci voi dovete essere disposti a dimenticare le vostre convinzioni e a raffrontarle poi con il nostro messaggio, quando veramente siete sicuri di aver ben compreso il suo significato. Altrimenti, se subito scartate quello che contrasta con le vostre convinzioni, non riuscirete mai a comprendere appieno quello che vogliamo significare...”.

Subito dopo, la Guida preposta ai fenomeni fisici, Michel, materializzò fra le mani luminose del medium, un piccolo oggetto che consegnò al prof. Luigi Stringa dicendogli:
“ Vedi, è in atto di spiccare il salto ”. (Vedemmo poi che era un ranocchio in argento e pietre colorate). Alla signora Lina Brady, figlia del dott. Gastone De Boni, fu materializzata una cavigliera indiana in argento: un oggetto singolare e delizioso, lavorato a traforo e con una frangia a piccolissimi pendagli.
L'intervento di Kempis fu molto lungo e bellissimo: è riportato a pag. 193 del nostro quarto libro Le Grandi Verità. Verteva sul significato filosofico delle teorie della relatività e finiva con queste parole:
 
 “ . . se le scoperte scientifiche progredissero di pari passo con la giusta interpretazione dei fenomeni, voi assistereste al progressivo dissolversi di tutti i sistemi chiusi e comprendereste che ogni percezione della realtà è una immagine e come tale è incompleta e inesatta. Nel mondo della percezione, le scoperte scientifiche sono vere sempre e solo per approssimazione. La realtà, nella sua essenza, è irraggiungibile. Ma questo non significa che l'uomo debba volgere la sua attenzione e credere vero ed esistente solo ciò che percepisce e quale lo percepisce: ma deve dargli la misura della sua dimensione. Questo, in fondo, è anche il significato filosofico delle teorie " speciale " e "generale " della relatività ”.

Tutti i presenti rimasero colpiti dalla chiarezza della esposizione dei concetti, dalla impeccabile forma letteraria e dalla perfetta dizione. Dirò per inciso che tutti i messaggi che riportiamo sui nostri libri non hanno subito la benché minima manipolazione da parte nostra: le entità hanno sempre avuto un modo di parlare fluente, senza errori o interruzioni, e una perfezione di linguaggio degna dei più trascinanti oratori.
Dopo la seduta rimanemmo ancora un po' a parlare con Roberto che, svegliandosi dalla trance, desiderava sapere quello che era accaduto; la sua era una trance completa e non si rendeva conto di niente. Solo dopo, dal magnetofono, poteva seguire tutto quello che era accaduto.
Fotografammo gli apporti con la Polaroid prima che le persone alle quali erano destinati se li portassero via. Ognuno raccontava le sue impressioni e Roberto ascoltava con interesse le espressioni di meraviglia che le luci, i profumi, gli apporti, i contenuti stessi dei messaggi avevano suscitato.
Eravamo ancora sereni quella sera: il disturbo di Roberto non ci preoccupava: il medico gli aveva fatto eseguire varie analisi, ma non era risultato niente e con una cura di pillole contro l'astenia si sperava che tutto passasse.
Così ci salutammo felici per le belle cose viste e udite e per essere stati accomunati in esperienze che a pochi è dato di vivere.
 

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